mercoledì 7 novembre 2012
tutti noi, foglie d'autunno
Ungaretti quando paragonava gli uomini alle foglie d'autunno, parlava da una realtà di guerra.
Eppure oggi la stessa fragilità esiste anche senza guerra.
Per lo meno non quella di armi e invasioni coi carriarmati.
Ma ogni giorno, ogni santo giorno, è una guerra.
Per stare in piedi.
Per non perdersi.
Per riconoscersi.
Dobbiamo soffocarci, tacere, sorridere, reprimere. Vergognarsi dei nostri talenti, o sottoporre i nostri pensieri al giudizio altrui.
Lasciare che qualcuno dica al posto nostro se quello che facciamo ci rende meritevoli o meno di un titolo, una posizione. Un semplice stare nella società.
Siamo tutti le foglie di Ungaretti.
Siamo tutti fragili.
Ognuno di non vive l'invasione di un carroarmato invisibile.
Ognuno di noi piange al vedere il proprio ego stritolato da mani estranee.
E non occorre avere un ego grande per dover fare lo sforzo di proteggerlo.
Tutti dovremmo proteggerlo. E tutti dovremmo aiutare a proteggerlo chi non è abbastanza forte.
Io lo so che significa sentire il male degli altri addosso.
E non sono l'unica certo.
Solo che io lo grido con lo scrivere. A volte lo sbraito più che gridarlo e magari ottengo un effetto urtante, più che altro.
Comunque è una pugnalata ogni volta che le mie parole escono da queste righe storpiate o derise o come arma.
Io però, almeno, posso urlare col mio scrivere.
Perchè se, stanotte, a 24 anni decidi di toglierti la vita le possibilità sono due.
O non avevi un mezzo con cui gridare.
O hai gridato e ti hanno zittito.
E ora quella voce non ci sarà più e ci saranno orde di ipocriti a dare senso al tuo gesto al posto tuo.
Tanto Tu da stanotte non ci sei più.
Spero solo Tu non senta più nulla di quello che ti faceva così male da lasciarTi cadere.
C'eri ieri. Quando forse qualcuno ti ha detto che stai facendo delle puttanate.
C'eri ieri quando forse ti hanno detto che eri un buono a nulla.
Non sono bravi questi adulti che stanno qui a dirti, dirmi, dirci, cosa non va in te.
Dovrebbero dirti cosa va in te.
Cosa di buono c'è in te.
E perchè vale la pena vivere e lottare e sopportare a volte.
Sai. Siamo tutti foglie d'autunno.
Solo, hai ragione su di una cosa: se riusciamo a reggerci perchè oggi non c'è vento, non dovrebbe essere la superficialità a soffiare il suo giudizio.
Perchè cadiamo.
Tu sei caduto.
Forse non sono degna di parlare ai giovani e di insegnare ai giovani qualcosa.
Proprio perchè lo sono anche io.
Proprio perchè servono gli adulti a insegnarci qualcosa.
Ma allora, da giovane che poco conta, poco sa e poco ha da insegnare, volevo solo dirvelo, adulti che ci osservate.
Siamo foglie d'autunno.
Che siamo fragili lo sappiamo già. Lo vedete. Lo vediamo.
Almeno, non soffiate.
Perchè mentre noi siamo costretti a guardare con gli occhi bassi il terreno, Lui si è lasciato cadere.
Ricordateci che abbiamo il Cielo sopra.
Siamo foglie d'autunno.
E' un nulla cadere.
lunedì 5 novembre 2012
sopra la vostra depravazione, io danzo.
perchè sono stanca di essere paziente e tanto non me ne viene nulla.
via le sfigate che guardano il mio profilo, chiamano la mamma, fanno vedere cosa pubblico e poi la mamma, più sbarbina ancora delle figlie, va dalla mia...: "ah! ma hai mai visto che Eleonora ha le foto in posa?"... NUUUUOOOOOO??!!!! TERREMMOTTOTTRAGGEDDIAAAAA!!! mavaff... che non siete capaci di mettere una dietro l'altra due parole in croce, parlate come Eta Beta dopo la lobotomia e vi mettete a fare Sgarbi con le mie foto. e vostra madre la D'urso a moderare i dibattiti??! marivaff... e dopo queste sono quelle che si lamentano ogni tre per due che i laureati non trovano lavoro: bella, non è che quel pezzo di carta riesca a tappare tutte le falle e proteggere il tuo cranio dall'invasione dei roditori!!! metti in moto il cervello, non lesinare col carbone, e vedrai che una possibilità in più ce l'hai... perchè finchè ragioni così, vai bene solo a raschiare le suole delle scarpe.
poi.
via quell'altra che si lamenta perchè vuole "fare la giornalista, e scrivere, e se lo fa la Eleonora che non ha neanche studiato per quello...".
senti, animafragile, dato che ti viene così facile aprire la bocca per far vedere che hai ancora un dentino da latte, prova a chiudere le gambe (...so che fai pilates, mica per altro...) e leggere qualche libro. scoprirai un mondo fantastico che si chiama "scrittura" e capirai che è meglio che torni... a fare pilates. se hai una dote non è certo quella della scrittura.
non ce l'ho nemmeno io forse, solo che io ci vivo a differenza tua. ed è la mia vita. oltre che la mia ragione di vita. guarda un pò quante robe che il tuo cervellino sfrigolante non riuscirà a distinguere, ma che ricondurrà ad una sola parola: "lavoro". senti, se proprio a me va male, prometto che divento insegnante di Pilates. solo per farti un dispetto.
via i "diversamente occupati" che si preoccupano di verificare i miei stati, con chi esco, dove vado, con chi parlo, cosa dico, cosa penso, in quanto tempo digerisco la peperonata. e ne fanno un rapporto dettagliato. in questo rapporto metteteci anche quattro dita medie. dai vostri tabulati non risulta che io ne abbia quattro?? guardate bene: ho alzato pure quelle dei piedi!!!!
e per rispondere alla domanda che mi ha fatto mia mamma: "ma perchè non fai a meno di scrivere e pubblicare?", voglio essere chiara.
io sono una persona VERA.
più ossa che carne forse, ma di certo più cuore che culo.
gioisco, mi emoziono, mi arrabbio, soffro, sono orgogliosa, frustrata, vanitosa, complicata, al settimo cielo. sono antipatica, ingenua, stupida, delusa,narcisa. sono fragile, sola, triste, depressa. sono un fuoco,coinvolgente, entusiasta, gioiosa, allegra,...
qualcuno poco incline all'uso della sensibilità potrebbe obiettare che sono instabile se sono tutto questo. ok. sarò anche instabile.
ma sono VERA. io non mi nascondo, non parlo di altri, non faccio i calcoli, non mi interesso di quello che gli altri dicono e non mi occupo nemmeno di sapere che lavoro fanno, se hanno qualcuno a fianco o solo sotto, se nelle foto vengono bene.
io vivo di me.
e di quello che gli altri mi danno. non che mi tolgono.
questo non piace? oddio, ad un certo punto ricomincerò anche a mangiare e dormire quando me ne sarò fatta una ragione.
ma per rispondere alla domanda di mia mamma: io non mi devo nascondere.
se sembro un tipo da scandalo, credo lo scandalo sia negli occhi di chi guarda.
forse non è cataratta quel velo. peccato. perchè allora non si può nemmeno operare.
si chiama depravazione.
venerdì 2 novembre 2012
matassa di fili strani.
mah. ho dei pensieri filosofici oggi.
perchè mi guardo dentro e vedo una matassa scomposta di fili strani a compormi.
ognuno di noi nasce con una peculiarità.
ecco, io credo di essere nata per non trovare nessuno con i miei stessi gusti.
credo che in fondo un pò bisognerebbe averceli nel sangue gli altri e i loro gusti. e invece io nel sangue ho solo me.
troppo spesso mi sembra che tra gente che si muove avanti e indietro, io non riesca a fare altro che andare verso l'alto e poi verso il basso. di continuo.
e solo nell'attimo in cui ci incrociamo riuscire a farmi capire. o a capire. ma solo a volte.
più di tutto non capisco le storie sul giusto o sbagliato, la mancanza di sfumature, il giudizio grossolano. non capisco la noncuranza nel distruggere i legami. non capisco la gente che non sorride quando ha voglia di sorridere e non piange quando ha voglia di piangere.
non capisco dove stia il vantaggio di trattenersi o quello di scandalizzarsi.
io non ho mai avuto troppa cura nel nascondere le emozioni, gli stati d'animo, la creatività.
quello che provo, provo. ciò che ne esce, esce.
penso che per la mia essenza, quella matassa di fili, valga un pò come per la salute: nulla le sarebbe più fatale che curarsene troppo.
martedì 30 ottobre 2012
cervelli in f...uga!
allora. io non me lo spiego come sia possibile che entro in facebook e trovo gente davvero appassionata a Francesco e Teresanna, Tara e Cristian, Belen e De Martino,.... ma proprio fanno i cuoricini eh! dagli occhi. o almeno spero solo dagli occhi escano sti cuoricini.
io ogni volta che ho finito una storia, a parte mio papà che apriva una bottiglia e uccideva il vitello grasso, non ho certo avuto orde di fans a sostenermi il deretano nelle discoteche.
va ben che io sono un riflusso gastrico della società, ma insomma neanche questi mi sembra vivano storie alla Rometta e Giulieo.
perchè frega così tanto delle loro vite, delle loro chat e delle loro ecografie?!
io un tempo ero appassionata alla LIEZZZON amorosa tra le Checa Onta e l'Uomo nero. però erano personaggi reali... very important people!
ed erano anche molto più simpatici e gioviali di questi rincoglioniti. e un filo più colti.
venerdì 26 ottobre 2012
Io, tipa da club
il 22 maggio 2013 tappa del Giro d'Italia a Vicenza. fervono i preparativi, quindi il comitato organizzatore indice stasera il primo seminario per le autorità, gli imprenditori, e poveri assessori allo sport come la sottoscritta.
al golf club.bon.
mi preparo senza troppe aspettative, stasera va per uno stile rock-boho-shabby-chic con frangia e capello mega stirato.
senza soffermarmi sul mio vagare nei colli tra i cinghiali e ballare coi lupi, perché mi sono persa, arrivo al parcheggio. ai piedi del colle dove sopra sta il golf club.
il parcheggiatore mi dice "aspetti signora (devo insistere con le creme antietá), la vengono a prendere con la macchina così non prende la pioggia".
oh bene. esclamo io che sono entusiasta anche solo di non spezzare il grissino dentro la nutella.
mi chiedevo che macchina arrivasse.
magari un taxi.
un macchinone.
una limousine.
meglio.
di più.
il sogno, assieme alla "miniruspa", da quando sono bambina. la macchinetta del golf.
salgo e di nuovo io che son cretina dico:"CHE BELLO!!!!.
il guidate la suddetta mi guarda come se avessi parlato con la voce di Satana.
eh.
perché con vento e acqua di tramontana, ovviamente quindi dalla parte mia, quelle macchinette lì ti fanno odiare di essere venuta al mondo.
con l'ombrello aperto ho sfidato le ire di Eolo. sfilacciandomi i muscoli delle braccia.
sono arrivata su con la capigliatura e il veleno della cubomedusa.
e, decisamente, il vino rosè dell'aperitivo era troppo poco nel bicchiere per riprendersi.
nb: la discesa me la sono fatta tutta a piedi senza pentimento.
giovedì 25 ottobre 2012
corriere mon amour
va ben dai. devo darmi veramente una regolata.
arriva il corriere con le nuove robette da vestire ordinate in un momento depresso (PERICOLOSSISSIMISSIMO!!).
apro la porta.
lo guardo.
gli dico: "posso fare come la pubblicità della zalando?!"
e lui: "cioè?"
"AAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!" (saltelli, manine a pugnetto, piroetta).
lui: "ahn".
e io: "grazie per la collaborazione".
lunedì 15 ottobre 2012
Mele avvelenate
Vedi, dovresti sempre tenere presente che ciò che si rompe raramente si aggiusta.
Bisognerebbe tenere sempre presente che i rapporti si coltivano.
Che non basta essere nella stessa stanza per essere vicini, nè la distanza di chilometri allontana.
Sono le azioni che allontanano. La delusione. La fiducia che si vaporizza di fronte a complicità subdole.A scapito di rapporti leali.
Dovreste tenere presente che il rispetto verso gli altri, le buone maniere, il saper stare con gli altri, magari chi chiami amico, non dovrebbe dipendere dalle opportunità.
La sensibilità ti farebbe vedere quando una persona, in mezzo agli altri, è sola.
Ancora di più, quando sola l'hai resa tu.
Ed è sola perchè i legami che aveva sono stati strappati da una gamba tesa, o da più di una gamba tesa.
Bisognerebbe fare un passo indietro. Crescere un poco.
Bisognerebbe poi fare un passo avanti.
Prendere i lembi di quel legame strappato e fare un doppio nodo: per rinsaldarlo più forte di prima.
Quando l'effetto della sbornia finisce, dovresti riconoscere negli occhi degli altri il male che hai procurato.
domenica 14 ottobre 2012
SPLASH
sabato 6 ottobre 2012
rediviva al sabato mattina
procedure di recupero della signorina festaiola al sabato mattina.
attraverso una sac à poche prelevare una generosa quantità di siero effetto lifting per pelli molto mature\in via di decomposizione.
applicare sul viso con un rullo da pittura avendo cura si seguire la direzione dal basso verso l'alto e tenendo saldamente tirato verso la nuca lo scalpo (si consiglia coda di cavallo per una più agevole presa).
quando il colorito virerà dal verde Frankestain a un più sano panna acida, e le sopracciglia si saranno sostituite all'attaccatura dei capelli, donando al vostro sguardo un gradevole effetto arancia meccanica, la procedura potrà dirsi eseguita correttamente.
martedì 2 ottobre 2012
ricordando quando le letterine erano gnocche...
se io fossi consigliera del Lazio...
lunedì 1 ottobre 2012
voglio giocare col mio mazzo di carte...
mentre leggi, ascolta questo.
oggi è rabbia.
così esce da me questo amore. dico vado a casa e cerco di avere un'espressione che comprenda porte, finestre, uscite di servizio. e mentre dici anch'io, vorrei dire no, casa è dove possiamo stare assieme.
vorrei prenderti le mani, tirarti verso terra, farti sedere di fronte a me, sul cemento bagnato, mentre piove, piove ogni volta che ci vediamo, le nostre macchine lì, parcheggiate sempre uguali, e dirti ecco! questa è casa.le nostre dita intrecciate sono casa.
mi guarderesti. gli occhi che cambiano colore non trattengono nulla, faccio esplodere la realtà ogni volta che mi guardi.
e se mi guardassi seduta sul cemento, sotto la pioggia, che ti tengo le mani lo vedresti: un sogno lunghissimo e immobile, come tutte le cose che stanno per accadere.
senza una sola parola farei rimbalzare sul cemento tutti i desideri. più sorriso che bocca, più sguardo che occhi. un sospiro può diventare una tempesta.
non ti alzare da qui. siamo a casa. io e te. dammi un mazzo di carte nuove, non costringermi a giocare per forza con le tue,con quelle degli altri, con i mazzi passati, con cui ha giocato qualcun altro. dammi un mazzo nuovo, lascia che sia io a mischiarlo, a giocare la mia partita.
tutta questa gente, tutte queste parole, vogliono mettermi paura, mentre io desidero solo giocare la mia partita senza il terrore di perderla.
però tu devi ogni volta andartene.
ed io resto ogni volta qui.
non so se mentre te ne vai, mentre me ne vado anch'io, ti accorgi che in realtà resto qui... e questo piazzale, questo cielo, questa pioggia quando tu non ci sei puzza improvvisamente di chiuso.
non so se queste mie gioie, malinconie, sospiri si rincorreranno per sempre, o se si spiegheranno ad uno ad uno. vorrei solo che tu ti accorgessi che non mi è indifferente quello che sarà e come sarà. come ora, quando il vuoto spazza via tutti i miei desideri, e la paura di non saperlo riempire si trasforma in rabbia.
venerdì 28 settembre 2012
Io protodonna!!!
mercoledì 26 settembre 2012
ATTESA di N. Marino
E ti aspetti chissà cosa.
Con lo sguardo chiedi come sempre,
senza fare un passo,
nascosto dietro il tuo parlare muto.
Io declino la richiesta.
Guardo altrove...il sole che splende...
la neve che cade...
i bimbi che corrono...
il freddo tagliente.
Il pensiero del mio uomo mi sovviene,
da lontano risponde ed io mi rassereno.
Passo oltre il tuo volto triste, imbronciato.
Come bimbo a cui si nega la marmellata.
Come uomo che non trova la sua strada.
Capricci muti, pensieri inespressi urlano
“tempo verrà”
con una nota di rancore e di melanconia insieme.
Ma il nostro tempo è andato senza di noi.
Ora segue la sua strada che non ci appartiene più.
Tu lo hai scelto, io l’ho voluto.
Lontani, abbiamo alzato i nostri muri,
voltando le spalle,
ognuno pensando di aver scelto la maniera giusta,
l’unica via o semplicemente sperando
che l’altro ci avrebbe ripensato,
che il tempo avrebbe portato consiglio,
come dicono i nostri vecchi e invece...
ciascuno stanco se n’è andato.
Conosco ogni tuo passo, ogni pensiero.
Le parole non dette, i desideri inespressi.
Ma non ho più la forza né la voglia
di raccogliere, ascoltare.
Ho serrato la porta.
Tu non entri “vietato l’accesso” ho scritto.
Non mi ingannano più i tuoi sguardi,
cadono via come goccia di pioggia,
scivolano sul lastricato fino a valle,
conoscono la via.
Troppo male hanno prodotto in passato
per degnarli ancora di attenzione.
Riconosco le modalità in te
e in chi ti assomiglia da cui
pur mi sento ancora attratta ma...
Sorrido e passo oltre mentre penso “già dato!”.
Ora è tempo di prendere per me
e tu non hai nulla che io voglia ancora.
Sento gli occhi delusi, tristi,
sento la voce muta che mi chiama,
fantasma di uomo, non stringi più il mio cuore
nelle tue mani non affondi più la lama
per farlo sanguinare, mordi il freno,
ma non più le mie carni.
Ora libero, il cuore
corre via memore di sentimenti inesistenti.
Leggo nel tuo sguardo il rimpianto
e mi verrebbe da gridarti “pirla”,
ma mi manca la voce della vendetta.
Sento solo una gran tenerezza
che mi sussurra piano: “non serve,
non compensa della sofferenza,
non gratifica il suo rimpianto”.
A te rimane dentro vivo il ricordo
di ciò che non hai più;
sogni possibili senza gambe.
E’ sempre stato così:
desiderare ciò che non possiedi,
buttare via quanto già avuto.
Non si recupera
ciò che è stato sparso al vento,
senza pensare, senza riflettere,
solo perché chiedeva fatica,
energia, rinuncia.
Spesa mai sostenuta, tutto gratuito
Hai sempre chiesto e preso.
Ti seguo da lontano agire come sempre,
non sei cambiato, non hai imparato nulla,
ogni volta spalanchi gli occhi per la meraviglia,
scopri, come la prima volta,
l’atteggiamento degli altri,
di quelli che pur conosci da tempi lontani
e che nulla dicono di nuovo per gli altri.
Per te è nuovo ogni volta
anche il vecchio liso e stinto
Tu non ascolti che te stesso
non vedi altro fuori di te solo tu,
che ti espandi, il mondo sei tu,
ignori tutto ciò che non “comprendi”.
Vivi contro tutto ciò che da te si diversifica
e inglobi il resto.
Come la gramigna sei selvaggio e resistente.
Invadi ogni terreno e attecchisci anche sulla roccia.
Vivi di poco, poco sole, poca acqua,
poca luce, come vegetazione primitiva.
Non hai colpa.
Non puoi dare ciò che non possiedi.
L’attesa è vana.
E’ tempo sprecato.
E’ nota non suonata.
E’ il vuoto che si riempie di sé.
martedì 25 settembre 2012
sabbia fino al cuore
Invade la bocca come un bacio non voluto.
Scioglie gli occhi in gocce che non posso dire.
E quei vetri ormai lucidi dal quale credevo di vedere son tornati a farsi opachi.
E' una delusione che non cambia mai, ritorna sempre e sempre più uguale.
Ogni volta che sbaglia con me sbaglia meglio.
Non cambia quella sensazione di erba secca sotto la schiena, di un mozzicone che cade davanti al viso, di un peso tutto premuto sulle caviglie.
E' cambiata solo la stagione che, allora, anche se calda era cruda.
Certe cicatrici tornano ad aprirsi ogni volta che succede. a lasciar entrare sabbia nel cuore .
Guardare indietro e chiedersi quale è stato il punto in cui ho sbagliato strada, in cui ad un bivio ho avuto la possibilità di scegliere e vedere invece che la strada era una sola.
E ripercorrendo le strade a ritroso rivedere i gesti, le parole. non miei.
Come rifiuti qualcuno rovescia un secchio davanti alle gambe e dice che è roba mia.
Di nuovo. Tutta tonda la colpa, tutta piena come i sassi.
Quella sensazione di erba secca sotto la schiena, di un mozzicone che cade davanti al viso , di un peso tutto premuto sulle caviglie.
La cercavo anche allora la mia colpa, mentre ingoiavo le urla e dentro la testa infuriava per non farmi vedere, sentire, capire.
Quelle facce che conoscevo così bene, di cui avrei cercato i contorni la notte se mai avessi avuto paura: facce amiche.
Quelle facce che tornano a far male, oggi come allora.
Graffi sulla schiena. Entra sabbia fino al cuore.
giovedì 20 settembre 2012
il male che non riesco a bruciare
ho messo un vuoto tra le parole e il cuore.
una parete che fosse fatta di aria e di cartone, una tela di ragno che prendesse le paure, le delusioni e i rimorsi, un vetro su cui incollare le ferite e il sangue e le lacrime.
la volevo più cieca dell'acqua. più sorda del vuoto.
poi il cielo si è fatto piccolo e tutto quello che reggeva è sotto ai piedi, lo vedo solo se abbasso gli occhi.
sono diventata così grande e così ingenuamente furba. con una bocca così piena di sorrisi e pugni vuoti.
sola come un sospiro.
e vorrei un abbraccio che mi tenesse unita, uno scoglio asciutto dove non si scivola, una mano sotto ai capelli ad accarezzarmi il collo, una voce che sussuri dentro alla mia bocca.
e vorrei che qualcuno aprisse le mani davanti a me e ricordasse a me per prima che il ferro non è la mia materia, che di implodere nemmeno ci si accorge.
e vorrei una salita che mi portasse sulla cima dove il cielo di nuovo è infinito e rosso e denso.
e vorrei una scala dove salire scalza e non guardare giù mai più.
esausta quando tutte le forze sono impegnate a cercare nella nebbia un faro e fuggire appena il porto è sicuro.
la tempesta, sempre la tempesta come habitat naturale.
cercarmi, perdermi, lasciarmi, ritrovarmi, strattonarmi.
fare a pezzettini piccolissimi la me che non va, ricomporla desiderandola uguale, morirne quando esce diversa.
a vederti così sembri un soldato d'altri tempi, di quelli per cui vivere o morire è lo stesso, l'importante è solo la guerra.
allora sei tu il camino ideale dove gettare ciò che di fastidioso c'è, perchè tu sei fuoco e bruci, e cancelli, e sopporti, e non cedi.
e quando soffri lo fai in silenzio. e quando piangi invece si vede. e quando ti arrabbi invece gridi. e quando sei ferita invece usi le parole.
e non devi essere messa in dubbio: devi essere fuoco e sforzarti di alzare fiamme capaci di dissolvere quanto di peggio ti getteranno addosso.
possono farlo. se non riuscissi a bruciarlo o si vedrebbe o grideresti o useresti le parole.
dimenticano che nel silenzio il fuoco non scalda. muta cenere.
lunedì 17 settembre 2012
il cinghiale è un finlandese!
martedì 11 settembre 2012
PEZZI SENZA IMPRONTA
venerdì 7 settembre 2012
SARO' UN'ANZIANA STRONG!
martedì 4 settembre 2012
DEVI PIEGARE BENE IL TUO VELO...
venerdì 31 agosto 2012
da ieri ho un Suegno!
Neanche il tempo di pensarci un pò su.
La prova che mica occorre inventarsele le magagne.
La ri-prova che ogni giorno, se non stiamo attente, finiamo a testa in giù in una gabbia di scimmie. E il problema non è quello che ci potrebbero fare le suddette, ma l'avvilente esitazione nel distinguerci da parte dei soccorritori venuti a tirarci fuori di lì.
Dunque bisogna stare attente. E rassegnate.
La sorpresina del giorno? L'herpes labiale. Non ci facciamo mancare niente.
Non penso certo di essere l'unica vittima di questa turpe barbarie. Ma sono tra le campionesse dei metodi fai-da-te per rimediarvi. Tutti fallimentari. Miseramente fallimentari.
A me l'herpes viene sulla punta del labbro inferiore. Ergo il mio profilo subisce una mutazione. Divento altro. Una moka. Un luccio. Lo yacht Suegno di Piersilvio.
Bisogna trovare metodi per mimetizzare il tutto.
Partendo dal portarmi tutti i capelli ai lati del viso, in una revisitazione (tra le meglio riuscite) di Samara Morgan, che, con un'esperienza di sette giorni in un pozzo ad arrampicarsi, ha qualche giustificazione in più riguardo il suo aspetto.
Ho letto che si può mettere del dentifricio. Quindi mi sono armata di pasta del capitano e, con cazzuola e frattazzo, ho rivestito el suegno di stucco mentolato. Ma dopo qualche minuto mi sono crepata e sgretolata e caduta a pezzi direttamente nel sugo che sobolliva.
Poi un volpe qualsiasi deve avermi detto "Bicarbonato. Bicarbonato e acido ascorbico. Si-si". Se uno pontifica così dev'essere per forza un metodo infallibile. Ma l'acido ascorbico? Come la mettiamo? Dove vado in cerca? Soprattutto le mie reminiscenze di chimica tardano ad arrivare e sono troppo pigra per informarmi. Ho pensato di sostituire con il succo di limone. ça va sans dire: doloroso come averci appeso dell'nduja a strati.
Alla fine mi sono affidata ai cerottini. Quelli che ti metti il rossetto e non si vedono più. Si. Come no. Non fatelo. Non fatelo nessuno. Che tu metta il rossetto oppure no, quelli ad un certo punto prenderanno vita e come una manta inizieranno a muovere le alette attirando l'attenzione di chiunque ti stia davanti.
Per carità. Meglio portarci sta grancassa appesa davanti.
E se qualcuno ti dice "hai l'herpes?", prima di fargli i complimenti per la domanda intelligente, rispondi no.
Ho un Suegno!
giovedì 30 agosto 2012
Potevano essere i calzini...
...ma vuoi mettere le mutande che varietà?!
Si chiama proprio così. Questo blog, il mio blog.
E se la malizia potrebbe far pensar a tutto quello che invece non c'entra nulla, allora è meglio che io chiarisca questo nome. Il nome che identifica il blog. Il nome che identifica cosa contiene. Il nome che identifica me.
Le mutande sotto al letto sono l'imperfezione.
Sono il neo che nessuno ha il piacere di far scoprire, sono l'imperterrita e imperitura tendenza a sbagliare di ognuno.
Ad essere fragili, ad essere deboli. A commettere errori madornali che possono sconvolgere il proprio piccolo, ma infinito, cosmo. O a commetterne di piccoli, veniali, ogni giorno.
Come un paio di mutande dimenticate sotto al letto in una cameretta tutta trini, merletti e luccichio diffuso.
Perchè nessuno è infallibile.
Nessuno cammina senza inciampare.
Nessuno è esente dall' essere vittima di qualcosa.
Ma nessuno nemmeno è esente dal non riprovarci.
Nè tantomeno dal chiedere il permesso agli altri o dare il potere al giudizio altrui di piegarci.
Io per prima.
Non c'è lo sparo di nessuno starter a farmi partire.
Non c'è nessuna regola. Nessuna linea di partenza nè di arrivo. Nessuna classifica. Nessuna penalità.
Parti come vuoi. Riparti come vuoi. Corri leggero. Respira quando vuoi. Arriva come puoi.
Io ricomincio, come si dice in gergo palesemente tecnico, "indietroculo". Cioè con questo primo post, serio, diverso da tutti quelli che verranno. Ricomincio da qui.
Ricomincio da me.
Ricomincio in questo spazio virtuale con le uniche cose che ho sempre saputo fare, fino a un pò di mesi fa quando la vita mi ha messo davanti una battaglia che non volevo, non meritavo, probabilmente, di combattere, da cui spesso mi sono lasciata vincere.
Le uniche cose che erano veramente la mia identità, il mio marchio di fabbrica, la mia impronta, e di cui io stessa mi sono privata: scrivere e non prendermi sul serio. Ammettere che spesso anche io ho delle mutande sotto il letto.
Questo blog sarà la pista di atterraggio dei miei pensieri strambi e della dissacrante tiritera che li renderò.
Per riderne. Per ridere di me. Per ricordarmi che essere fragile sono.
E, magari, per stringere virtualmente tra le mie mani quelle di qualche altro essere vivente verso il quale i pianeti non si congiungono mai a favore... ma che se sai dove si trovano, puoi sempre indirizzare ciascun dito medio di ciascuna mano verso una direzione ben precisa!!!!
A me. A tutti quelli che ogni tanto si ritrovano... delle mutande sotto il letto!!!